SAP e IDC analizzano il futuro degli ecosistemi digitali

SAP e IDC analizzano il futuro degli ecosistemi digitali


“Nuovi ecosistemi intelligenti, dall’esperienza all’innovazione” è il focus del nuovo appuntamento digitale del ciclo “Digital Leaders On Air

In questo 2020 sempre più pieno di incontri esclusivamente virtuali, trova spazio il quarto appuntamento del ciclo “Digital Leaders on Air”, messo in piedi da SAP e IDC per riflettere, con i business leader italiani, sullo stato dell’arte dell’innovazione nostrana, che gioca sempre più un ruolo da protagonista.

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E proprio la pandemia, ancora non del tutto debellata, ha accresciuto quel processo di trasformazione che ha messo in luce non pochi problemi strutturali delle imprese, spesso a metà strada tra il voler innovare i propri flussi e l’essere incatenate in policy che ne bloccano la crescita. Non a caso, oggi molte organizzazioni si trovano a dover affrontare ecosistemi e ambienti sempre più complessi, a causa sia della nuova normalità generata dalla crisi, sia dell’aumento dei dati in termini di volumi, movimento, multicanalità, eterogeneità e fonti.

Enrico Lanfranconi, Sales Manager Analytics, Platform & Technology Italy & Greece di SAP

Secondo IDC, entro il 2022, il 75% delle aziende utilizzerà software AI-based per trasformare i processi customer-facing, con l’obiettivo ultimo di scoprire e generare insight di carattere operazionale ed esperienziale e guidare così l’innovazione interna. «Oltre il 60% dei Digital Leaders in Italia ritiene importante o molto importante sviluppare un ecosistema digitale per creare valore nella competizione globale» ha spiegato Fabio Rizzotto, Associate Vice President, Head of Research and Consulting, IDC Italy. «E il 69% vede nella condivisione di dati e delle informazioni con l’ecosistema uno degli elementi chiave per abilitare nuovi modelli di business. Obiettivi sfidanti che si raggiungono lavorando su molti fronti: automazione dei processi, engagement e nuove relazioni con terze parti, trasformazione delle operation, impronta data-driven». Il focus del quarto appuntamento è quello dei “Nuovi ecosistemi intelligenti, dall’esperienza all’innovazione”, al quale hanno preso parte Enrico Lanfranconi, Sales Manager Analytics, Platform & Technology Italy & Greece di SAP e Giacomo Coppi, Responsabile Digital Supply Chain and Manufacturing, Italy & Greece SAP.

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«Qualsiasi siano le applicazioni che oggi permettono di recepire e condividere dati digitali, il grosso dell’interesse va sui sentieri della pianificazione intelligente di alcune attività, come quelle del manufacturing, oppure sul poter predire con maggiore puntualità gli output di produzione per risparmiare risorse e i costi, anche di manutenzione» sottolinea Coppi. «Se questi aspetti sembrano fantascienza, anche in Italia abbiamo molti esempi di aziende che si sono già mosse in tal senso». Ma in che modo il Covid-19 ha cambiato le strategie aziendali? «Come SAP, ossia un soggetto che offre soluzioni ad aziende di qualsiasi tipo, abbiamo vissuto il fenomeno dello smart working come dirompente negli ultimi mesi. Ma oltre a ciò, la crisi ha fatto evolvere anche altri aspetti, come la necessità di ridurre il numero di ore lavorate a favore di una maggiore produttività» spiega Lanfranconi.

Cosa significa, in tale scenario, tenere l’essere umano al centro, con l’ottica della tecnologia che cambia sempre più velocemente il nostro modo di relazionarci agli altri? Secondo Dino Petreschi, Professore di Informatica presso l’Università di Pisa: «Nonostante l’ampia ascesa di soluzioni tecnologiche intelligenti, il ruolo dell’essere umano rimane fondamentale per scindere ciò che è lecito da quello meno utile dal punto di vista del business. Non vediamo un futuro talmente critico da dover aver paura di robot senzienti ma certamente urge porre le basi di una intelligenza artificiale etica, o meglio, usata con un grado etico che non ponga in sfavore certi soggetti, stringendo le maglie intorno ad alcuni ambiti». Il concetto di distribuzione del calcolo è ciò su cui il professore poggia parte della sua tesi: «Quando c’è estrema distribuzione, l’esito complessivo che può amplificare gli aspetti positivi (ma anche negativi) della collaborazione, vanno tenuti presenti. Il “progetto software” oggi non è solo una questione di tecnica o tecnologia ma di umanità, che non può prescindere dall’intelligenza collettiva basata su un digitale che sia in grado di amplificare le nostre capacità cognitive».

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«A questo punto» conferma Lanfranconi «le sfide che ci vengono poste viaggiano verso tre direttrici: il tema della trasformazione dei dati che devono essere sempre più in real time; poi di analisi dei processi e una loro ottimizzazione tramite cruscotti agili; per ultimo le tecnologie intelligenti tra cui IA, machine learning e quant’altro è già inserito nel nostro SAP4. Il tema chiave è che le persone al centro delle scelte devono sapere indirizzare tali tecnologie su modelli corretti e con un ritorno industriale che sia accettabile e sostenibile». Nel merito dell’IA, secondo Lanfranconi, siamo in un’era in cui le applicazioni innovative hanno ancora la necessità di “farsi vedere”, ossia di mostrare il loro lato virtuoso, per porsi come opportunità concreta di business.

Ma cosa ne pensa chi, ogni giorno, utilizza l’IA e ne scopre benefici e potenzialità? Ed è il caso di Andrea Belardinelli, Responsabile Settore Sanità Digitale e Innovazione, Direzione Diritti di cittadinanza e Coesione Sociale Regione Toscana. «I nostri 60mila operatori sanitari sono inseriti in un percorso di sviluppo del sistema informativo socio-sanitario di tutta la Regione. La tecnologia, oramai da sette mesi, ci aiuta a lavorare con maggiore confidenza in tempi così difficili. Durante la pandemia abbiamo dovuto pensare molto a come far funzionare al meglio la “macchina” riducendo al minimo le criticità. Governare e prendere le decisioni è stato complesso ma supportato dalle attività di assistenza domiciliare toscana già ben avviata e affiancata da strumenti quali un portale mobile ma anche la firma digitale che certifica la positività di un tampone, con tempistiche ridottissime, così da gestire al meglio il volume di dati (660mila tamponi eseguiti sino ad oggi)».

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Presente al talk digitale c’è anche Artsana Group, un’azienda globale, con un target trasversale, che si occupa di prodotti medicali. Visto il ventaglio di interlocutori ampio, ci si chiede come sta cambiando il modello di business dell’azienda. A rispondere è Roberto Bresciano, Group Industrial Director & Asset Manager Artsana Group: «Ovviamente, mai come nel recente passato, abbiamo dovuto sposare concetti di agilità. Non solo per rispondere in maniera veloce alle richieste del mercato ma anche per confrontarci al meglio con i diversi clienti serviti, parte di catene di produzione differenti. La mission resta quella di essere human-centric, ovvero di non dimenticare che il vero expertise di cui ci facciamo portatori dipende dalle professionalità di ogni collaboratore, specializzato per segmenti.